Arturo, un gigante che semina scorie e malattie? Il presidente dell'ordine dei medici Giuseppe Miserotti interviene sulla possibilità di avviare un'indagine epidemiologica sulla popolazione a più di 20 anni dalla scomparsa della centrale caorsana sulla scena del nucleare. Non torna la partenza delle indagini dopo così tanti anni. "CAORSO HA PERSO IL TRENO" Ormai è tardi, sembra dire il medico: «A Caorso si è perso il treno - esordisce chiaro e tondo - queste indagini hanno un significato se durano anni, gli studi realmente attendibili prendono in esame una casistica distribuita su almeno 10 anni, valutando così a pieno i fattori di rischio di una possibile contaminazione». «Le valutazioni nel piacentino andavano fatte prima - incalza - avevamo avviato una fotografia dello stato dell'arte, con gli allora neolaureati Fornari e Smerieri. Si doveva proseguire su quella strada anziché interromperla. È vero che a Caorso esistono ancora segnali di potenziale preoccupazione ma non si può più valutare il caso rispetto al suo funzionamento, vero problema critico». ALCUNI DATI Il presidente Miserotti porta sul tavolo del dibattito alcuni dati da pelle d'oca. Evidente il suo secco "no" al ritorno dell'atomo. «Quelle analisi delle letterature che non sono ancora state censurate (e i francesi - precisa con un po' di sarcasmo - sono molto bravi a censurare) dimostrano come da una centrale fuoriescano emissioni di trizio e carbonio 14. Mi riferisco ad alcuni studi fatti in Germania e in Canada. Queste sostanze finiscono nella catena alimentare e una volta assorbiti dall'organismo rimangono lì per sempre. Lo studio tedesco "Kikk", effettuato dal 1980 al 2003, testimonia come nei bambini si assista a un aumento delle leucemie del 220% nelle distanze fino a 5 km da una centrale. Il nucleare è un'energia costosa, obsoleta, sorpassata» conclude. LE CONSIDERAZIONI DI ARPA Sandro Fabbri, direttore di Arpa Piacenza, ricorda come un procedimento verso queste analisi fosse stato attivato in passato: «Su sollecitazione del Comune di Caorso avevamo cominciato a valutare la fattibilità di questa indagine, in collaborazione con Ausl. Era stata contattata la Regione. Nei nostri laboratori di Modena è presente un servizio di epidemiologia ambientale, noi siamo fisici, possiamo fornire il quadro ambientale di Caorso, dove abbiamo avviato un monitoraggio della radioattività e degli alimenti, attivo dall'82. L'elemento più difficile dell'indagine sarà incrociare il dato fisico e tecnico con le casistiche mediche». Malac.
Libertà 23/07/2010 pagina 23 |
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