giovedì 22 luglio 2010

«Per 20 anni non servirà costruire centrali nucleari»

Interviene Il Cnel

ROMA - «Per i prossimi venti anni non c'è una domanda elettrica aggiuntiva che giustifichi la costruzione di nuove grandi centrali nucleari in Italia». È un passaggio dello studio della Fondazione per lo sviluppo sostenibile realizzato per conto del Cnel, sugli scenari elettrici post-crisi, presentato ieri a Roma. «La messa in funzione di centrali nucleari - prosegue il rapporto - comporterebbe la chiusura anticipata di centrali termoelettriche convenzionali ancora efficienti e influirebbe sulla riduzione dello sviluppo delle fonti rinnovabili». Un processo, quest'ultimo, che «sarebbe assolutamente controproducente rallentare», dal momento che l'efficienza energetica e le rinnovabili sono opzioni già in atto nel Paese.
Nel caso dell'efficienza energetica, si tratta dell'opzione economicamente più conveniente, secondo il rapporto, mentre lo sviluppo delle fonti rinnovabili, «entro il prossimo decennio, avrà un forte impulso tecnologico e potrebbe diventare una delle attività trainanti delle esportazioni».
Lo studio suggerisce che per i prossimi 20 anni, venga sviluppata e applicata la cattura e sequestro della Co2. «Una tecnologia innovativa, con grandi potenzialità di sviluppo - si legge nella ricerca - con la quale l'Italia non partirebbe in ritardo, come per il nucleare ma potrebbe essere tra i primi Paesi al mondo».
La ricerca del Cnel è la prima che considera come chiave di volta il 2009, l'anno della crisi. Anno in cui l'energia elettrica richiesta è calata del 6,7%, cioè 22 TWh in meno del 2008, mentre nel decennio pre-crisi era aumentata del 25%. Lo studio ipotizza due scenari di crescita del settore elettrico nel suo insieme. In entrambi, le rinnovabili giocano un ruolo importante.
Le due prospettive tengono conto della domanda e del mix energetico. Quest'ultimo è la variabile tra le due ipotesi. Nel primo caso, si è tenuto conto delle tendenze che hanno recentemente caratterizzato la crescita delle diverse componenti della produzione elettrica. Nel secondo, si fa riferimento agli obiettivi della politica energetica ambientale della Ue che spinge di più sulle rinnovabili. Nel primo scenario, il Cnel ipotizza un impatto sulla creazione di nuova occupazione di oltre 51mila unità (41mila da rinnovabili) dove, l'eolico è il segmento capace di fornire il 50% dei nuovi posti di lavoro. Ancora più roseo il secondo scenario, in base al quale, la nuova occupazione raggiungerebbe quota 102mila persone (99mila solo da rinnovabili) e in questo caso a trainare la richiesta di occupazione sarebbero l'eolico ed il fotovoltaico capaci di coprire oltre i due terzi dei nuovi occupati.

Libertà 22/07/2010 pagina 7

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