martedì 7 dicembre 2010

Riunione Coordinamento No Nuke Piacenza Giovedì 9 Dicembre ore 21

La riunione si terrà Giovedì 9 Dicembre alle ore 21 presso l'Associazione "Io Scelgo Boiardi" in vicolo Molineria Sant'Andrea 9 a Piacenza.

Ordine del giorno:

- organizzazione del banchetto per la raccolta firme
- discussione documento Viadana
- insediamento a Caorso della scuola di radio protezione
- certificazione delle firme raccolte
- varie ed eventuali

Il coordinatore di No Nuke Piacenza
Gianpaolo Bardini

lunedì 1 novembre 2010

Riunione Coordinamento No Nuke Piacenza giovedì 18 novembre ore 21

STANNO GIOCANDO CON IL TUO FUTURO, e non è un gioco!!!

La riunione si terrà alla Cooperativa Lupi in via Taverna 137 a Piacenza.

Ordine del giorno:

- organizzazione di un dibattito pubblico a livello provinciale a cui saranno invitate tutte le forze politiche, le associazioni per l'ambiente, i comitati spontanei, i medici del settore ambientale, i cittadini, la stampa e la televisione, per fare chiarezza sulle diverse posizioni;

- apertura di un conto poste-pay per raccogliere fondi per il Coordinamento;

- promozione del blog del Coordinamento;

Vi segnaliamo che nei mesi di Novembre e Dicembre si realizzeranno punti di raccolta firme a favore delle energie rinnovabili e contro il nucleare.

Previsti banchetti nei prossimi sabati mattina:
chi è disponibile si faccia avanti rispondendo a questa mail.


Il coordinatore di No Nuke Piacenza
Gianpaolo Bardini

mercoledì 27 ottobre 2010

«Nucleare, no a Caorso»
Forte segnale da Bologna

La maggioranza si ricompatta con il Pd che "sacrifica" l'atomo di quarta generazione. Minoranza spaccata sul documento di Cavalli

Bologna - Tre risoluzioni, tre, sono state illustrate dal Pd, dal Movimento cinque stelle e da Stefano Cavalli della Lega Nord, tutte a chiedere che si dica "no" al ritorno del nucleare a Caorso. Il Pd "perde" il nucleare di quarta generazione dai suoi obiettivi ma in cambio la maggioranza si compatta, intercettato il consenso di un agguerrito Movimento cinque stelle che ha ritirato la sua risoluzione in cambio dell'emendamento sulla quarta generazione. Il maxi-accorpamento del piacentino Marco Carini e del resto della maggioranza è stato approvato anche se con il "no" di tutta la minoranza, Cavalli incluso: la Regione ne è uscita con un forte segnale politico. «Avanti - ha esclamato Stefano Bonaccini del Pd, rivolgendosi agli "avversari" politici - fateci l'elenco dei Paesi europei dove si stanno facendo impianti come quello che sventolano in Italia. Se avesse vinto il centrodestra alle regionali avremmo già il nucleare qui. E invece grazie alla Regione state certi che non ci tornerà». La minoranza si è spaccata sul voto, dato che il documento di Stefano Cavalli della Lega nord ha incontrato il "no" del Pdl e il consigliere piacentino Andrea Pollastri, sempre del Pdl, si era già dileguato quando, alle 18 passate, è stato il momento di alzare la mano. Ecco come sono andate le cose, ieri pomeriggio a Bologna.

CAORSO ALZA LE BARRICATE - «Saluto i cittadini di Caorso». Così Matteo Richetti, presidente dell'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna, ha aperto il consiglio di ieri pomeriggio, con quel saluto gentile come a dire "Abbiamo capito che ci siete", certo che quel gruppetto di una quindicina di caorsani doc non se ne sarebbe andato tanto facilmente senza aver prima sentito che il nucleare in Regione e a Caorso incontrerà la barricata, e anche bella alta, della Regione.

IL PD "PERDE" IL NUCLEARE DI QUARTA
- Il segnale forte è arrivato a maggioranza coesa anche se il Pd ha fatto un passo indietro e ha tolto dal suo documento l'accenno alla possibilità di ricerca sul nucleare di quarta generazione. Un passo indietro chiesto dal Movimento cinque stelle che in cambio di questo retrofront («Il nucleare di quarta non esiste, non c'è, è una chimera» ha spiegato Giovanni Favia) è finito nel documento del resto della maggioranza.

CAVALLI, "UN CENTRO DI RICERCA O IL DEPOSITO? NO, GRAZIE"
- Ma perché Cavalli ha votato "no" al documento della maggioranza? «Bisogna essere onesti - ha spiegato - Caorso ha già dato tantissimo (la Gabriella Meo dei Verdi precisa: «Caorso ha già dato? Tutti i punti d'Italia hanno già dato»). Sì, nella Lega ci sono diverse visioni e non me ne vergogno: io dal ‘99 ho sempre detto che sono contrario al nucleare. Non voto la mozione del Pd perché sono contrario anche a un centro di ricerca, alla centrale di quarta generazione e al deposito di scorie nucleari. No, grazie, non voglio tutto questo». «A conferma dello spirito democratico che da sempre mi muove - continua l'esponente del Carroccio - con il testo da me presentato, impegno l'esecutivo guidato da Errani a subordinare l'eventuale realizzazione d'impianti nucleari, centri di ricerca e siti di stoccaggio sul territorio emiliano e romagnolo, all'approvazione di un quesito referendario da sottoporre ai cittadini interessati».

PDL, "SCORIE ANCHE NEL GIARDINO DI CASA" - Il reggiano Fabio Filippi del Pdl, il consigliere a cui è dedicato il gruppo su Facebook "Le scorie nucleari a casa di Filippi" dato che aveva dichiarato che si sentiva sicuro al punto da proporsi come "giardino" dove accoglierle, dice: «Io guardo avanti, non abbiamo altre formule matematiche per sviluppare energia». E così anche Vecchi del Pdl precisa che «col vostro sole e le vostre stelle non so se riuscirete a dare l'energia necessaria».

CARINI, "NON MONETIZZIAMO LA SALUTE" - Carini replica: «Perché comprare cose vecchie senza ancora sapere a cosa serviranno dato che non c'è un piano energetico? In questi giorni il sottosegretario Roberto Castelli ha detto con franchezza che entro 4 anni la centrale di Caorso deve essere attivata per farne grande uso verso la Lombardia. L'atteggiamento del sindaco di Caorso Fabio Callori è poco chiaro ma noi diciamo con forza che non monetizziamo la salute».

MA CE N'È ANCHE PER IL FOTOVOLTAICO - Votazione fatta. L'assemblea va avanti. E chiuso il nucleare si parla di come vietare l'installazione di ulteriori impianti fotovoltaici di potenza superiore a 10 kw su terreno permeabile favorendone invece la posa sugli edifici e di come disciplinare gli impianti di pannelli fotovoltaici a terra. E a questo proposito sembra che stia lavorando proprio un "provvedimento ponte" dell'assessore regionale Sabrina Freda.

ELISA MALACALZA

Libertà 27/10/2010 pagina 24

domenica 24 ottobre 2010

Nucleare: un'opportunità per il nostro territorio?!

Sento il bisogno di intervenire nel dibattito aperto dai nostri politici Foti e Polledri, in merito alle opportunità che il nucleare darebbe al nostro territorio.
Se fosse un nuovo progetto, potremmo essere colti da impreparazione, ma siccome questa è una storia che ben conosciamo, personalmente non riesco a trovarle queste ipotetiche opportunità.
E' proprio per questo che ho il bisogno di provare a raccontare una storia vecchia e cercare di esprimere un pensiero su queste moderne opportunità nucleari.
Certezze nella vita non ne ho molte, ma una delle poche è che ogni processo chimico-fisico produce prodotti diversi (così la nostra società nello sfruttamento dell'ambiente e nelle attività industriali produce prodotti per il suo fabbisogno) ed insieme gli scarti, i rifiuti dello stesso processo (così tra i tanti rifiuti, la nostra società eroga sottoprodotti diversi che provvedono all'inquinamento e alla proliferazione di malattie quali il cancro, le leucemie, allergie di ogni tipo e mutazioni biologiche e genetiche).
Queste sono una parte delle opportunità che ci siamo dati con il nostro modello di sviluppo;
penso che quando un politico sostiene la riqualificazione del territorio dovrebbe sapere che non può passare tra le maglie dell'inquinamento prodotto dal suo piano di riqualificazione solo perché prevede produzioni che presuppongono che girino molti soldi.
Che risposta si sono dati i nostri politici alla domanda che sorge spontanea:
riusciremo noi a riqualificare e a promuovere le nostre eccellenze agro-alimentari quali pomodoro, aglio, formaggi, insaccati, vino, ecc. con un bell'impianto nucleare ex novo, fermo restando tutto il pattume radioattivo che fa già parte della nostra storia?
Crediamo noi che gli isotopi radioattivi facciano bene al nostro territorio e alle persone che lo abitano?
Eppure, lo sappiamo che il trizio è un isotopo che entra direttamente nella catena alimentare in tempi brevissimi e noi lo stiamo ancora subendo per le scelte del passato.
E questo è solo un esempio.
Anche oggi, come in passato, abbiamo una programmazione in merito che prevede di non sapere dove collocare ne' le vecchie scorie e tanto meno le nuove;
non esiste un'agenzia di controllo, è un progetto dove gli investitori chiedono delle garanzie enormi, è un progetto sicurissimo, che però nessuna assicurazione al mondo assicurerebbe, è un progetto che ci pone ancora in balia di presunzione e bugie, è un progetto teso a fare soldi e non energia, è un progetto che non mette a confronto tutta la società civile ma che si impone a essa con prepotenza e arroganza:
non è che Caorso ha già dato, è che Caorso avrebbe dovuto insegnare.
Cosa?
Ad esempio che questo passato che personalmente ho vissuto ci ha rubato un territorio intriso della cultura e della partecipazione dei cittadini:
mi riferisco alle lanche di Roncarolo, all'isola De Pinedo e a tutto il bacino compreso tra gli sbarramenti di isola Serafini e la centrale elettronucleare, dove Enel ha devastato tutto ciò che ha toccato senza alcun rispetto per ambiente e persone, in questi luoghi dove il fiume era una parte attiva dell'economia, dove la vita della fauna ittica è condizionata dall'assenza di un canale che permetta la naturale risalita delle specie per la loro riproduzione, dove la pulizia dei fondali che era prevista dagli accordi sanciti tra Enel e il comune di Monticelli nel 1957 è sempre stata elusa.
Devo anche sottolineare che questa estate, ad una manifestazione, il sindaco di Monticelli ha trovato il modo di premiare Enel per l'impegno sul nostro territorio, in cambio di pochi spiccioli per gestire musica, birra e torta fritta:
non so se mi fa più schifo o più spavento, quando vedo compiere questi gesti.
Ma per tornare alle opportunità per il territorio, chiedo se abbiamo bisogno di una nuova centrale elettronucleare per ottenere ciò che non ci ha dato quella precedente:
se si osserva, il nostro territorio e il comune di Caorso non brillano certamente per punti di eccellenza derivanti dall'insediamento nucleare ed i soldi che circolano nelle casse del comune del sindaco Callori sono derivati dal contributo spettante al decommissioning, ovvero allo smantellamento di Arturo.
E sempre per riqualificare il territorio i soldi sono stati convertiti in un maquillage di facciata per la sede del comune e un pò di porfido e sanpietrini sparsi qua e la e anche di discutibile gusto;
poi per il resto è rimasto un paese della bassa con piccole case, senza architetture di pregio, dove solo nella dignità dei residenti si riesce a trovare l'unica vera eccellenza.
Una dignità che ha reso possibile anche sopportare il primo insediamento, nella cui costruzione gli occupati dai paesi limitrofi e da Caorso erano poche anime, il resto dipendenti di aziende subappaltatrici che tra i turni di lavoro dormivano male e mangiavano in qualche maniera, lontani da casa e alla ricerca di un Eldorado che non hanno certamente trovato a Caorso.
Per sintetizzare, i caorsani grazie alla centrale elettronucleare ed a tutti i vantaggi che avrebbe garantito loro averla nel proprio territorio non mangiano in piatti d'oro, con posate d'argento, bicchieri di cristallo, tovagliame di fiandra, pasteggiando a caviale e champagne e aspettando che il maggiordomo fuoriesca con la Ferrari dall'autorimessa:
io la storia non la conosco così e se le nuove opportunità devono servire a un manipolo di già ricchi per arricchirsi ulteriormente credo che in questi frangenti non interessino a nessuno.
Esistono progetti seri ed innovativi per l'energia, che rendono partecipi tutti i cittadini e che non arricchiscono solo pochi speculatori che colgono al volo quelle opportunità che la politica crea ad hoc per loro.
E poi per dirla tutta, ancora con il nucleare?
Quattro centrali che hanno funzionato globalmente a mezzo servizio con costi superiori a quanto abbiano reso in energia.
Ogni giorno, per ogni kilowatt consumato, noi devolviamo una percentuale di quanto paghiamo alla dismissione degli impianti, senza tra l'altro vederne una dismessa:
questo è un impegno economico che grava sulle spalle della comunità e che dovrebbe rientrare nel calcolo delle costo del nucleare;
ma come è possibile eseguire una stima di costo effettivo se tutta la parte dell'eredità improduttiva, dei rifiuti prodotti dal e con il nucleare, non ha ancora trovato una soluzione?
Ciò accade in tutto il mondo e non solo in Italia ed i politici dovrebbero dirlo:
ma questo è solo un piccolo aspetto delle bugie che vengono pedissequamente raccontate in tema di energia.
Si continua a sostenere che il nucleare è un bisogno ed è insostituibile, quando i dati forniti dal gestore della rete non lasciano molti dubbi:
ad oggi abbiamo la possibilità di produrre il doppio dell'energia rispetto al fabbisogno giornaliero e anche per quanto riguarda l'acquisto di energia a basso costo derivante dal nucleare di altri paesi è una mezza verità:
le reti di distribuzione non sono nazionali bensì europee ed il ciclo produttivo elettronucleare non prevede la possibilità di spegnimento della produzione, per cui gli esuberi vengono messi in rete a costi bassi e praticamente chi usufruisce di questo servizio non è un vigliacco che non si fa carico delle sue responsabilità ma utilizza un bene che in quel momento ha una produzione in esubero.
Per cui, concludendo, sulle opportunità io credo che siano altre quelle del e per il territorio:
una seria opportunità sarebbe data dal confronto tra i cittadini che sul territorio ci abitano, alla ricerca di equilibri rispettosi dell'ambiente, con un occhio al passato e la coscienza rivolta al futuro, che non lasci una eredità scellerata ai nostri figli.

Gianpaolo Bardini

Pubblicata da Libertà il 29/10/2010 a pagina 45

lunedì 18 ottobre 2010

Legambiente prende distanze dal Pd «Per Caorso contrari al centro-ricerca del nucleare di quarta generazione»

CAORSO - Il nome di Caorso è associato alla storia dell'energia nucleare ma il tecnopolo di Piacenza, con l'Erse, potrebbe diventare polo di eccellenza nella ricerca applicata alle fonti rinnovabili. Ripartire da qui, dal progetto Apollon sul fotovoltaico, quindi, per sbrogliarsi da tutte le tipologie di nucleare. Anche quelle di quarta generazione. Ed è su questo obiettivo che Pd e Legambiente si dividono: «Non condividiamo affatto - dichiara l'associazione ambientalista - la richiesta alla Regione di sostenere la ricerca sulla quarta generazione di reattori nella speranza che possa risolvere i nostri problemi energetici e ambientali così come siamo assolutamente contrari alla proposta di fare di Caorso un luogo di ricerca per il nucleare di quarta generazione».

«VALORIZZARE ERSE E LEAP» - Sull'altro piatto della bilancia, oltre all'ipotesi di lavorare su nuove invenzioni come il fotovoltaico organico, Legambiente mette le risorse piacentine: «Le forze politiche purtroppo ignorano che a Piacenza abbiamo l'Erse, punto di eccellenza europea se non mondiale con il proprio progetto Apollon di ricerca sul fotovoltaico a concentrazione e con i progetti sulle smart-grid e sulle altre fonti rinnovabili; e abbiamo inoltre il Leap con le sue ricerche nel campo della generazione di energia termica ad alta efficienza, dell'energia da biomassa, del solare fotovoltaico e dell'eolico». Niente di più lontano quindi dalla volontà di sperimentare la quarta generazione a Caorso. Il nucleare inoltre, secondo Legambiente, potrebbe incidere minimamente sul problema più urgente del "riscaldamento globale" e non in tempi utili.

I MOTIVI DEL "NO" - Non ci sono solo le ombre dei costi, ma anche il rischio di un buco nell'acqua. «Innanzitutto da un punto di vista ambientale il nucleare di quarta generazione non serve a risolvere gli attuali e immediati problemi energetici dell'Italia né tantomeno quelli legati ai cambiamenti climatici. E' risaputo infatti che l'aumento di due gradi della temperatura media planetaria è da ritenersi come l'incremento massimo accettabile per evitare conseguenze catastrofiche e la concentrazione massima accettabile di anidride carbonica nell'atmosfera, secondo le previsioni degli esperti, potrà arrivare a 450 ppm, contro l'attuale concentrazione media di 387 ppm. Considerando quindi l'attuale tendenza di crescita di CO2 e gas serra, potremmo raggiungere la soglia critica entro il prossimo decennio o poco più». Non convincono poi i tempi, prosegue Legambiente: «Non dimentichiamo che il nucleare di quarta generazione potrebbe forse offrire fra 30 anni un contributo assolutamente marginale alla produzione di energia, relativo alla sola produzione di elettricità, che costituisce appena un terzo dei consumi di fonti primarie. L'obiettivo dell'Unione Europea è invece quello di ridurre il nostro fabbisogno di fonti primarie del 40 per cento entro il prossimo decennio».
e. m.

Libertà 17/10/2010 pagina 41

mercoledì 11 agosto 2010

"Nucleare pericoloso la Russia insegna"

Parla il direttore di Greenpeace: "Il fuoco non minaccia solo le centrali, ma anche gli impianti che trattano le scorie. Anche un black-out di pochi minuti porterebbe all'emergenza"

di ANTONIO CIANCIULLO

Oltre alla minaccia terroristica, alla carenza di acqua dolce per il raffreddamento degli impianti e ai costi che s'impennano, per il nucleare arriva ora la grana incendi: lo scenario della Russia di questi giorni ci offre una nuova visione dei rischi legati alle centrali atomiche. Da una parte Chernobyl torna a manifestare i suoi effetti, dall'altra l'assedio delle fiamme attorno agli impianti nucleari rivela una minaccia finora poco considerata.

Come è possibile che, a distanza di 24 anni dalla catastrofe che ha distrutto il reattore ucraino, quella radioattività torni a essere un problema?

"I radionuclidi del cesio emesso nell'esplosione della centrale di Chernobyl si ridurranno a un millesimo solo fra tre secoli", risponde Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace. "Oggi il 60 per cento di quella radioattività è ancora lì, nel terreno e nelle piante: il fumo degli incendi la rimette in circolazione, anche se con un effetto locale, a differenza di quanto avvenne nel 1986, quando la nube radioattiva si alzò per chilometri seminando il suo carico distruttivo in un'area enorme".

Quindi nel conto degli incendi russi dobbiamo mettere anche la contaminazione radioattiva?

"Una parte della nube di Chernobyl è stata rimessa in circolazione. E' un elemento che va ad aggravare un bilancio sanitario già critico, visto che si è parlato di un raddoppio della mortalità a Mosca a causa del fumo degli incendi. Sono aumentati in maniera consistente sia il particolato, creando problemi immediati alla respirazione, che elementi cancerogeni come il benzene".

Altri incendi minacciano le centrali nucleari.
"Non solo le centrali, anche gli altri impianti nucleari. Ad esempio quelli del centro atomico di Mayak, negli Urali, dove c'è un deposito a cielo aperto di scorie nucleari in cui sono stoccate 40 tonnellate di plutonio".

Qual è il rischio?
"Ci sono vari livelli di rischio. Supponiamo ad esempio che le fiamme colpiscano solo le linee esterne di trasmissione della corrente elettrica, i trasformatori. Ebbene la centrale si troverebbe isolata e si dovrebbe procedere a un arresto rapido del reattore, una procedura che comporta sempre una certa dose di rischio".

E' già successo?

"E' successo proprio a Mayak il 3 settembre del 2000. Per venti minuti fu interrotta la fornitura elettrica e lanciato il sistema di sicurezza basato su motori diesel. Quei motori erano in condizione di lavorare solo per 30 minuti, se il problema fosse durato più a lungo si sarebbe entrati in una situazione critica".

Un problema del genere potrebbe riguardare anche gli impianti che il governo Berlusconi vuole costruire in Italia?

"Nel nostro caso si parla di reattori epr per i quali è previsto un tetto di due minuti per circoscrivere un incendio. Quando guardiamo quello che sta succedendo in Russia e pensiamo che con i cambiamenti climatici andrà sempre peggio...."

Link all'articolo originale pubblicato da repubblica.it 11 Agosto 2010

venerdì 23 luglio 2010

«Indagine epidemiologica? Troppo tardi»

Miserotti: «Perso il treno». Fabbri: «La valutazione di fattibilità è iniziata»

Arturo, un gigante che semina scorie e malattie? Il presidente dell'ordine dei medici Giuseppe Miserotti interviene sulla possibilità di avviare un'indagine epidemiologica sulla popolazione a più di 20 anni dalla scomparsa della centrale caorsana sulla scena del nucleare. Non torna la partenza delle indagini dopo così tanti anni.
"CAORSO HA PERSO IL TRENO" Ormai è tardi, sembra dire il medico: «A Caorso si è perso il treno - esordisce chiaro e tondo - queste indagini hanno un significato se durano anni, gli studi realmente attendibili prendono in esame una casistica distribuita su almeno 10 anni, valutando così a pieno i fattori di rischio di una possibile contaminazione». «Le valutazioni nel piacentino andavano fatte prima - incalza - avevamo avviato una fotografia dello stato dell'arte, con gli allora neolaureati Fornari e Smerieri. Si doveva proseguire su quella strada anziché interromperla. È vero che a Caorso esistono ancora segnali di potenziale preoccupazione ma non si può più valutare il caso rispetto al suo funzionamento, vero problema critico».
ALCUNI DATI Il presidente Miserotti porta sul tavolo del dibattito alcuni dati da pelle d'oca. Evidente il suo secco "no" al ritorno dell'atomo. «Quelle analisi delle letterature che non sono ancora state censurate (e i francesi - precisa con un po' di sarcasmo - sono molto bravi a censurare) dimostrano come da una centrale fuoriescano emissioni di trizio e carbonio 14. Mi riferisco ad alcuni studi fatti in Germania e in Canada. Queste sostanze finiscono nella catena alimentare e una volta assorbiti dall'organismo rimangono lì per sempre. Lo studio tedesco "Kikk", effettuato dal 1980 al 2003, testimonia come nei bambini si assista a un aumento delle leucemie del 220% nelle distanze fino a 5 km da una centrale. Il nucleare è un'energia costosa, obsoleta, sorpassata» conclude.
LE CONSIDERAZIONI DI ARPA Sandro Fabbri, direttore di Arpa Piacenza, ricorda come un procedimento verso queste analisi fosse stato attivato in passato: «Su sollecitazione del Comune di Caorso avevamo cominciato a valutare la fattibilità di questa indagine, in collaborazione con Ausl. Era stata contattata la Regione. Nei nostri laboratori di Modena è presente un servizio di epidemiologia ambientale, noi siamo fisici, possiamo fornire il quadro ambientale di Caorso, dove abbiamo avviato un monitoraggio della radioattività e degli alimenti, attivo dall'82. L'elemento più difficile dell'indagine sarà incrociare il dato fisico e tecnico con le casistiche mediche».
Malac.

Libertà 23/07/2010 pagina 23

giovedì 22 luglio 2010

«Per 20 anni non servirà costruire centrali nucleari»

Interviene Il Cnel

ROMA - «Per i prossimi venti anni non c'è una domanda elettrica aggiuntiva che giustifichi la costruzione di nuove grandi centrali nucleari in Italia». È un passaggio dello studio della Fondazione per lo sviluppo sostenibile realizzato per conto del Cnel, sugli scenari elettrici post-crisi, presentato ieri a Roma. «La messa in funzione di centrali nucleari - prosegue il rapporto - comporterebbe la chiusura anticipata di centrali termoelettriche convenzionali ancora efficienti e influirebbe sulla riduzione dello sviluppo delle fonti rinnovabili». Un processo, quest'ultimo, che «sarebbe assolutamente controproducente rallentare», dal momento che l'efficienza energetica e le rinnovabili sono opzioni già in atto nel Paese.
Nel caso dell'efficienza energetica, si tratta dell'opzione economicamente più conveniente, secondo il rapporto, mentre lo sviluppo delle fonti rinnovabili, «entro il prossimo decennio, avrà un forte impulso tecnologico e potrebbe diventare una delle attività trainanti delle esportazioni».
Lo studio suggerisce che per i prossimi 20 anni, venga sviluppata e applicata la cattura e sequestro della Co2. «Una tecnologia innovativa, con grandi potenzialità di sviluppo - si legge nella ricerca - con la quale l'Italia non partirebbe in ritardo, come per il nucleare ma potrebbe essere tra i primi Paesi al mondo».
La ricerca del Cnel è la prima che considera come chiave di volta il 2009, l'anno della crisi. Anno in cui l'energia elettrica richiesta è calata del 6,7%, cioè 22 TWh in meno del 2008, mentre nel decennio pre-crisi era aumentata del 25%. Lo studio ipotizza due scenari di crescita del settore elettrico nel suo insieme. In entrambi, le rinnovabili giocano un ruolo importante.
Le due prospettive tengono conto della domanda e del mix energetico. Quest'ultimo è la variabile tra le due ipotesi. Nel primo caso, si è tenuto conto delle tendenze che hanno recentemente caratterizzato la crescita delle diverse componenti della produzione elettrica. Nel secondo, si fa riferimento agli obiettivi della politica energetica ambientale della Ue che spinge di più sulle rinnovabili. Nel primo scenario, il Cnel ipotizza un impatto sulla creazione di nuova occupazione di oltre 51mila unità (41mila da rinnovabili) dove, l'eolico è il segmento capace di fornire il 50% dei nuovi posti di lavoro. Ancora più roseo il secondo scenario, in base al quale, la nuova occupazione raggiungerebbe quota 102mila persone (99mila solo da rinnovabili) e in questo caso a trainare la richiesta di occupazione sarebbero l'eolico ed il fotovoltaico capaci di coprire oltre i due terzi dei nuovi occupati.

Libertà 22/07/2010 pagina 7

giovedì 8 luglio 2010

Manifesto NoNuke Piacenza

OGGI DICIAMO ANCORA NO
Per un'Italia libera dal nucleare,
per lo sviluppo dell'efficienza energetica
e per un futuro basato sulle fonti rinnovabili


  • LE NUOVE CENTRALI NON SERVONO
L'Italia ha la capacità di produrre energia elettrica (98mila MW) ben al di sopra del fabbisogno nei momenti di massimo consumo (56mila MW). Nuove centrali nucleari aumenterebbero la nostra dipendenza da risorse energetiche primarie in via di esaurimento e comunque di provenienza estera, il cui costo è destinato inevitabilmente a crescere secondo le logiche del mercato.


  • L'IMPORTAZIONE DI ENERGIA DIPENDE DA MOTIVAZIONI ECONOMICHE E SPECULATIVE
Un impianto nucleare deve funzionare ad un regime elevato e costante di potenza. In certe ore del giorno la quantità di energia prodotta da un impianto nucleare è più elevata della richiesta della rete. Diventa quindi economico per i Paesi limitrofi acquistare l'energia prodotta in eccesso piuttosto che produrla direttamente. Pertanto anche l'Italia importa energia (da Francia, Svizzera, Slovenia) pur avendo una potenza elettrica installata superiore a quella richiesta dalla rete. Tutto il progetto nucleare è quindi finalizzato non tanto all'autonomia energetica o all'economicità della scelta, bensì al sostegno economico dell'industria nucleare oggi in gravissima difficoltà.


  • NON E' VERO CHE CON L'ENERGIA NUCLEARE SI RISPARMIA
Considerando tutti i costi connessi ad un impianto nucleare a partire dalla qualificazione dei siti, la costruzione e il funzionamento delle centrali, i tempi morti della produzione, l'estrazione e l'arricchimento dell'uranio, la fabbricazione degli elementi di combustibile, il riprocessamento, lo stoccaggio e lo smaltimento delle scorie, la dismissione degli impianti a fine vita, il KW nucleare è più costoso del KW ottenuto con le altre fonti primarie. Il costo del progetto nucleare civile della Francia viene sostenuto in gran parte dalla finanza pubblica, anche attraverso la connessione con il sistema militare. Negli Stati Uniti, dove gli impianti sono gestiti da società private, è dal 1978 che non viene più programmato un nuovo impianto, e solo recentemente è stata prevista la realizzazione di 2 impianti solamente a fronte di un intervento pubblico di 8 miliardi di dollari. Solo con un intervento pubblico che si faccia carico degli oneri assicurativi, dello stoccaggio definitivo delle scorie e della dismissione degli impianti, il KW nucleare diventa competitivo.


  • CON IL NUCLEARE RINUNCIAMO A NUOVI POSTI DI LAVORO
Una centrale nucleare costerà da 6 a 8 miliardi di euro (vedi l'ultima offerta di AREVA al Canada). La spesa complessiva per le 4 centrali previste in Italia sarà da 24 a 32 miliardi di euro; l'occupazione sarà di alcune migliaia di persone durante la fase di costruzione e di poche centinaia nella fase di esercizio. E' ovvio che se le risorse economiche disponibili saranno destinate al nucleare, non ne avremo altre per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Uno studio della Bocconi assieme al GSE mostra che investendo in energie rinnovabili e raggiungendo gli obiettivi europei previsti dal piano 20-20-20 in Italia esiste un potenziale di creazione di nuova occupazione raggiungibile nelle rinnovabili entro il 2020 tra 100mila e 250mila nuovi posti di lavoro.


  • QUESTO NUCLEARE NON E' SICURO
Le centrali oggetto dell'accordo con la Francia (reattori di terza generazione avanzata tipo EPR) non sono altro che una modifica di quelle di seconda generazione, per le quali è prevista una sovrabbondanza dei sistemi di controllo, e non raggiungono ancora un livello di sicurezza accettabile. Le nuove centrali presentano inoltre un migliore rendimento del combustibile nucleare e quindi produrranno meno scorie che conterranno però una maggiore quantità di elementi radioattivi a lungo tempo di decadimento e quindi con maggiori problemi legati allo stoccaggio definitivo delle scorie. E' poi evidente che questo potrebbe creare nuovi e più gravi problemi nel rilascio in condizioni di normale funzionamento e soprattutto nei rilasci accidentali. E' chiaro inoltre che le conseguenze di rilasci abituali ed accidentali colpiscono più direttamente le popolazioni circostanti l'impianto.


  • NON ESISTE ANCORA UNA PROCEDURA DI DISMISSIONE DELLE CENTRALI
Nelle 4 centrali nucleari italiane e negli impianti di fabbricazione del combustibile non è ancora stato avviato un serio progetto di dismissione. Nella centrale di Caorso erano stati autorizzati nel 2000 tre interventi di dismissione per parti di impianto a bassa o nulla radioattività che sono stati completati solo nei mesi scorsi, dopo 10 anni. Si attende tutt'ora l'approvazione del piano di dismissione complessivo delle parti di impianto più radioattive.
Le tecniche e le procedure devono però essere ancora messe a punto e deve essere verificata in sito la loro efficacia.


  • NON ESISTE UN DEPOSITO NAZIONALE, NE' COMUNITARIO, NE' MONDIALE PER LO STOCCAGGIO DEFINITIVO DELLE SCORIE AD ALTA ATTIVITA'
I materiali ad alta radioattività non più riutilizzabili prodotti dal funzionamento dei rettori nucleari sono composti da elementi che hanno tempi di decadimento estremamente lunghi, da migliaia a milioni di anni. Le 250mila tonnellate di rifiuti radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo, sono ancora in attesa di una sistemazione definitiva. Lo stoccaggio delle scorie ad alta radioattività è quindi una pesante eredità che lasceremo in dote alle future generazioni, gesto eticamente inaccettabile.


  • DAL NUCLEARE CIVILE IL PLUTONIO, MATERIA PRIMA PER LE ARMI NUCLEARI
Le centrali nucleari producono scorie da cui viene estratto il plutonio, materia prima per la produzione di armi a testata nucleare.


  • LE CENTRALI NUCLEARI SONO UN OBIETTIVO SENSIBILE
L'11 settembre è la dimostrazione che ciò che era imponderabile può sempre accadere. Nessun impianto nucleare viene garantito per essere immune da questa tipologia di incidente che, se si verificasse, produrrebbe un impatto disastroso sull'ambiente e sulla popolazione. Non è da escludere nemmeno il rischio di furti di materiale radioattivo nelle fasi di produzione, trasporto e riprocessamento del combustibile che potrebbero fornire materiale utile alla costruzione di ordigni nucleari e/o bombe sporche.


  • IL NUCLEARE NON GARANTIRA' IL RISPETTO DEGLI ACCORDI SUL CLIMA
L'Italia è in ritardo rispetto agli obblighi di riduzione delle emissioni di gas serra previsti al 2012 dal Protocollo di Kyoto e al 2020 dal Protocollo Energia e Clima dell'Unione europea. Le centrali nucleari entrerebbero in funzione tra 15-20 anni e non contribuirebbero certamente al raggiungimento degli obiettivi, costringendo l'Italia a pagare multe salate. E' stato inoltre dimostrato che la costruzione e lo smantellamento delle centrali, e l'intero ciclo del combustibile nucleare producono una quantità di CO2 paragonabile a quella prodotta da impianti convenzionali. Un sistema energetico che si serve del nucleare produce fino a 7 volte più CO2 si un sistema a cogenerazione che, oltre a generare elettricità, distribuisce il calore per il riscaldamento delle abitazioni. Questi obiettivi potrebbero essere facilmente raggiunti con un serio programma di incentivazione e sviluppo dell'efficienza, del risparmio e delle fonti energetiche rinnovabili.


  • LA PRODUZIONE NUCLEARE RAPPRESENTA UN SISTEMA CENTRALIZZATO E ANTIDEMOCRATICO
Il contenuto della “Legge Sviluppo” e le dichiarazioni degli esponenti del Governo pongono seri problemi nei rapporti tra lo Stato centrale, le autonomie locali e le popolazioni. La militarizzazione e la segretazione dei siti, il commissariamento degli Enti locali che non si adeguano alle decisioni del Governo centrale costituiscono un esempio di decisionismo che contrasta con la possibilità di espressione della libera volontà dei cittadini. Inoltre, gli impianti nucleari costituiscono un'ulteriore sistema centralizzato di produzione elettrica che aumenterebbe le condizioni di fragilità della rete incrementando l'interdipendenza e la dispersione nel trasporto a lunga distanza.


  • LA VERA ALTERNATIVA SONO L'EFFICIENZA ENERGETICA, IL RISPARMIO E LE FONTI RINNOVABILI
Solo perseguendo con decisione gli obiettivi del pacchetto “Energia e Clima” dell'Unione Europea (20 per cento di risparmio energetico, 20% di produzione di energia primaria da fonti rinnovabili e 20% di riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2020) il nostro Paese imboccherà un percorso di modernizzazione già intrapreso da Paesi avanzati come la Germania e la Spagna che, grazie ad una strategia energetica innovativa e ad un fortissimo sviluppo delle fonti rinnovabili, usciranno nei prossimi anni dal nucleare.